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Il Resto del Carlino Cronaca di Bologna link ad articolo


Sotto le Due Torri ecco 'Halal',

la ristorazione 'islamica'


Propone a ristoranti, mense aziendali e ai servizi di catering un servizio completo di prodotti della cucina italiana che non contengano però alimenti e ingredienti vietati dalla sharia islamica


Bologna, 20 maggio 2011 - Nasce oggi a Bologna la prima azienda italiana di ristorazione ‘halal’, che propone cioè a ristoranti, mense aziendali e ai servizi di catering, un servizio completo di prodotti della cucina italiana che non contengano pero’ alimenti e ingredienti vietati dalla sharia islamica. Questa nuova azienda si chiama ‘Tre Alfieri Halal’ e si presenta come “una innovativa azienda alimentare emiliana con base a Bologna, che si pone sul mercato Internazionale della grande e moderna ristorazione, con particolare attenzione alla qualità degli ingredienti, alle metodologie e alla leicità islamica del prodotto finito”. Spiega uno dei promotori di questo progetto imprenditoriale, il dirigente islamico Hamza Piccardo, in una nota che “integrazione e’ anche mangiare bene e stare in pace con Dio. Questa nostra azienda vuole essere il trionfo dell’integrazione, dove abbiamo la grande cucina italiana coniugata alla regola islamica senza tradire il gusto della prima e il rigore spirituale della seconda”. Piccardo sottolinea come “i materiali e i processi di lavorazione che rendono lecita l’alimentazione per i musulmani nelle mani sapienti di straordinari cuochi del terzo millennio per conciliare sapore italiano e Islam. Siamo riusciti a proporre i principi della nostra gastronomia, i piatti di pasta, preparati con i criteri islamici ad un vasto pubblico, di musulmani e non musulmani, certi che l’attenzione al fatto spirituale non possa non coniugarsi con la qualità degli ingredienti, dei condimenti e lo scrupoloso rispetto dei più avanzati processi di lavorazione”. L’azienda islamica si pone quindi come “un’alternativa reale rispetto il fastfood, fin troppo fast e food, a prescindere dalla qualità e della soddisfazione del palato, e lo slowfood elitario, difficilmente conciliabile con i ritmi della vita di oggi e i suoi

'HALAL' NELLA TRADIZIONE ISLAMICA

La nascita a Bologna della prima azienda italiana di ristorazione ‘halal’ riporta alla ribalta della cronaca questa parola di origine araba, utilizzata per indicare un prodotto lecito dal punto di vista islamico. Halal significa appunto “lecito” e in Occidente viene usata in modo particolare quando si parla di cibo preparato in modo conforme alla legge islamica.

In arabo la parola indica tutto cio’ che e’ permesso secondo l’Islam, in contrasto con ciò che è ‘haram’, che vuol dire “proibito”. Il concetto include dunque il comportamento, il modo di parlare, l’abbigliamento, la condotta e le norme in materia di alimentazione. I musulmani che fanno capo alle varie scuole giuridiche islamiche sono concordi sul fatto che sia ‘haram’, illecito, qualsiasi alimento o prodotto che contenga alcool o carne di maiale. Per questo la nascita di un’azienda di ristorazione ‘halal’ ha il compito di offrire piatti pronti al cui interno non ci siano questi elementi. Inoltre per ‘halal’ si intende anche la carne macellata secondo il rito islamico. L’Islam prescrive che gli animali siano macellati senza preventivo stordimento. In Italia questo tipo di macellazione e’ stato per la prima volta autorizzato con il decreto ministeriale congiunto (Sanita’ e Interni) nel 1980. La legge islamica, cioè l’insieme dei precetti del Corano e dei Hadith, prescrivono una serie di regole per la macellazione del bestiame affinché la carne sia considerata commestibile. In particolare per essere ‘halal’ la carne deve essere macellata da un musulmano adulto, sano di mente e a conoscenza di tutti i precetti della religione islamica e sulla macellazione.
L’uccisione deve avvenire recidendo la trachea e l’esofago dell’animale: i principali vasi sanguigni verranno recisi di conseguenza. La sua colonna vertebrale non deve invece essere recisa, la testa dell’animale non deve essere staccata durante l’uccisione. Il macellaio deve pronunciare la parola ‘Bismillah’ (in nome di Allah), orientando la testa dell’animale in direzione della Mecca.

AZIENDE 'HALAL' PUNTANO A UN MERCATO DA 5 MILIARDI L'ANNO

Le aziende di prodotti a marchio ‘halal’ presenti in Italia aumentano di anno in anno e puntano a intercettare un volume d’affari stimato in 500 miliardi di euro nel mondo, 54 in Europa e cinque in Italia. Tra i primi a capire l’importanza di questo mercato sono stati l’ex ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan e quello degli Esteri, Franco Frattini, che lo scorso anno hanno promosso la nascita di ‘Halal Italia’, il nuovo marchio doc dell’islamicamente corretto, un unico bollino che certifica la conformita’ alle leggi coraniche di salumi, lasagne, tortelloni e altre specialita’ italiane.
I due ministri hanno da subito puntato a un “Made in Italy adatto ai paesi musulmani e rispettoso, anche in Italia, delle regole coraniche” e per questo hanno firmato una convenzione interministeriale a sostegno dell’iniziativa della Comunita’ religiosa islamica Italiana (Coreis).

Il gruppo islamico ha realizzato nel 2009 un progetto pilota con la Camera di Commercio di Milano e ha istituito al suo interno un apposito organo, con marchio registrato, per rilasciare su scala nazionale ai prodotti italiani certificazioni ‘halal’ garantite da un elevato grado di serieta’ e trasparenza, in totale conformita’ con la normativa italiana ed europea in materia sanitaria. Nel febbraio del 2010 a fiutare il business del mercato ‘halal’ era stata anche la Coop, che ha consentito all’Ipercoop ‘Casilina’ di Roma e ad altri supermercati in Toscana ed Emilia Romagna di vendere carne macellata secondo il rito islamico, comprata attraverso alcune piccole aziende di carne ‘halal’ di Firenze e Ravenna. Per la prima volta e’ stato anche inaugurato un intero reparto di prodotti “halal” con commesse velate, in un quartiere multietnico della periferia romana. I primi a capire la portata di questo mercato sono stati i tanti imam che negli anni Novanta hanno aperto decine di macellerie islamiche nelle principali citta’ italiane. Solo a Roma si puo’ trovare questo tipo di carne nella ‘Macelleria tre stelle’, in quella ‘Al Ikhlas’, nei box n.9, n.28, e n.33 del Mercato Rionale Esquilino in via Principe Amedeo, nel Modern meat shop di via Eratostene 9 a Torpignattara, nella Macelleria ‘halal di via Antonio Garbasso 21 a Marconi, e in quella in Via Orso Maria Corbino, gestita da uno dei dirigenti della moschea locale. In questi negozi e’ possibile trovare anche i primi salumi ‘halal’. A idearli e’ stato un giovane imprenditore sardo che ha vinto l’Oscar Green promosso dalla Coldiretti.

Dalle opportunità offerte da un mercato in rapida crescita, nasce, infatti, l’idea di Antonio Fernando Salis, vincitore del premio per l’innovazione in agricoltura, che ha rinnovato la sua azienda ‘La Genuina’ di Ploaghe (Sassari), dedicandosi alla produzione di salumi ‘halal’. Tutti i prodotti, preparati con carne di pecora e di capra, vengono controllati e certificati dall’Imam locale. Della validita’ delle certificazioni, fatte spesso da imam locali sconosciuti, si lamenta l’ideatore della prima azienda di ristorazione ‘halal’ italiana, Hamza Piccardo, che spiega: “Nonostante questo sviluppo del mercato, la nostra non e’ ancora riconosciuta come una categoria merceologica. Noi vorremmo che si firmasse un protocollo in questo senso con lo Stato, in modo che chi non lo rispetta possa essere accusato di frode in commercio. Sul 70% della carne venduta come ‘halal’ non vi e’ certezza di autenticita’”.